Tra i desideri che tutti noi abbiamo sviluppato durante questo periodo di quarantena e di distanziamento sociale il più diffuso è stato probabilmente quello di ritrovare l’abbraccio e lo sguardo vicino degli altri.
Abbracciarsi, sentirsi nuovamente e fisicamente vicini: amici, amanti, amori; o semplicemente con le persone a noi care, e poi le persone, la folla.
L’abbraccio con il mondo.
Jeff Koons è sempre stato appassionato di arte antica e antiquariato, interesse che si rivela in quest’opera in marmo bianco (119.00 x 74.50 x 58.00 cm) che ricorda Canova.
Bourgeois Bust – Jeff and Ilona, con la forma a cuore della composizione delle due figure che rimanda alla pop art, è soprattutto l’immagine di un abbraccio coniugale composto, nonostante lei sia vestita solo di perle, rappresentata come Venere, la Dea dell’amore.
È la scultura che più di ogni altra rappresenta il bacio. Un bacio appassionato, carnale, passionale.
È un gesto così semplice, che esprime tenerezza e affetto, quello rappresentato da Canova nell’opera scultorea Amore e Psiche Stanti. Eppure, durante il lock-down, abbiamo dovuto rinunciare anche ai gesti più naturali come la dolcezza di un abbraccio anche amichevole, e questa è stata tra le rinunce più difficili da affrontare.
Il desiderio di un semplice pic-nic diventa d’un tratto irrealizzabile, non si può uscire, i più piccoli raggruppamenti di persone non sono consentiti. Chiusi tra le pareti domestiche si sogna un pic-nic in ampi spazi verdi, totalmente liberi.
Un momento di quotidiana convivialità al bar è diventato ora impossibile ed estremamente desiderato. Anche la semplice azione di bere “frettolosamente” in compagnia diventa proibito.
Una festa, l’allegria, banchetti, giostre e delizie. Impossibile se non in modo virtuale. L’euforia onirica raffigurata nel quadro di Bosch ben esprime il desiderio di divertimento e l’eccitazione dello stare insieme.
Nella mitologia greca i satiri fanno parte del corteo dionisiaco insieme a sileni e ninfe, creature che si abbandonavano alla vorticosa suggestione musicale e alla danza ritmica ed estatica, che conducevano ad un abbandono dell’IO e ad una fusione con la natura. Il Satiro danzante, custodito nel museo omonimo a Mazara del Vallo (Trapani) e rinvenuto tra il 1997 e il 1998 nelle acque del Canale di Sicilia, rappresenta infatti un Satiro, giovane di grande bellezza, durante una danza sfrenata, in una condizione di coscienza alterata tesa verso la dimensione divina; ben incarna, dunque, l’aspirazione umana all’estasi, alla liberazione da ogni catena e costrizione mentale e corporale; è l’emblema dell’ebbrezza, della gioia, dell’euforia, esprime l’energia, la voglia di vivere e condividere il piacere delle voluttà, il desiderio di evadere e rifugiarsi in un altrove.
Il desiderio di stare tra la folla, sentire vicino a noi la gente, il contatto fisico con le persone; voglia di vicinanza, di unione. Non siamo abituati al distanziamento, non è naturale, e stare vicino è sempre stato il modo per risolvere i problemi, rimanendo uniti, compatti, sostenendoci.
Il desiderio di abbracciare un corpo desiderato, di erotismo. La lontananza e le restrizioni nello spostamento hanno reso molto difficili le relazioni amorose, e come chi guarda attraverso una serratura o nel riflesso di uno specchio, il desiderio carnale rimane nel sogno e nella sfera dell’irraggiungibile.
Immagine di copertina Thomas Struth, Stanze di Raffaelo 2, Roma 1990 (Chromogenic print, 166,2×211,7 cm).